Sono
una cittadina straniera – una di quei pochi stranieri arrivati in
Italia sull'invito del Governo Italiano, come specialista di alto
livello di qualifica professionale “in possesso di requisiti
eccezionali non riscontrabili in prestazioni d'opera nazionali”,
con un regolare permesso d’ingresso e senza intenzione di
delinquere. Ero venuta in Italia affascinata dall’Arte e dallo
spirito della storia, dall’incantevole natura e dalla ricchissima
cultura. Avevo progetto di aprire di un’attività in proprio - una
fabbrica di produzione degli oggetti artistici dal marmo di Carrara e
dal sasso di Volterra, questa fabbrica avrebbe creato i posti di
lavoro per cittadini italiani e avrebbe contribuito allo sviluppo
economico locale. Avevo dei bei progetti per il futuro e mi ero
persino sposata con un cittadino italiano.
I
miei progetti non ho potuto realizzare in quanto sono stata colpita
dalla criminalità organizzata italiana. Col termine "criminalità
organizzata" noi immaginiamo un gruppo di persone di brutta
presenza e basso livello culturale, che compiono reati crudeli
essendo uniti in bande guidate da un capo. In realtà non è così.
La vera criminalità organizzata ci aspetta laddove noi meno
aspettiamo, laddove non possiamo nemmeno immaginare: un
rappresentante della criminalità organizzata di solito ha un buon
inserimento sociale, ha un posto di lavoro statale o parastatale e
gode della totale impunità per i reati compiuti nel caso fosse
querelato - le indagini vengono “insabbiate” in partenza, il
denunciato non viene neanche iscritto sul registro degli indagati e
viene spacciato da “ignoto”, sia Giudici sia Pubblici Ministeri
si rifiutano di svolgere le indagini allo scopo di stabilire la
verità dei fatti, di sentire i testimoni, di valutare le prove e
mandano illegalmente le pratiche in archiviazione o procurano la
completa impunità ai disonesti in altri modi – purtroppo, questo è
la vera criminalità organizzata!
Nel
2001 la mia abitazione familiare (casa colonica) è stata
violentemente occupata da criminali armati (italiani) tramite reato
di violazione di domicilio, e tutti i miei beni, iniziando dai
documenti personali e finendo con attrezzature per la fabbrica sono
stati rapiti/rubati da questi criminali. I Carabinieri di Sesta
Godano, il capo dell'Ufficio Anticrimine della Questura di La Spezia
e i Magistrati della Procura e del Tribunale di La Spezia omettevano
di adempiere il loro dovere e di liberare l'immobile tramite arresto
immediato dei criminali in fragranza di reato. La Pubblica Sicurezza
e i diritti della mia famiglia all'inviolabilità del domicilio e al
possesso della proprietà privata non sono stati garantiti.
Dopo
circa un anno e mezzo, nel giugno 2003, la mia famiglia ha subito il
sequestro dei figli con la richiesta di riscatto di 300.000 (trecento
mila) Euro. Il sequestro è durato 45 giorni. Non esiste ancora una
chiarezza definitiva sulla dinamica dell'organizzazione del sequestro
dei bambini, i complici si accusano tra di loro “à go-go”, ad
oggi tra i complici diretti e indiretti risultano alcuni membri
dell’amministrazione del comune di Sesta Godano, alcuni sedicenti
dirigenti dell'azienda imprenditoriale il “Villaggio del Ragazzo”
e di una sua filiale il “Centro Benedetto Acquarone” di Chiavari,
proprietari dell'azienda imprenditoriale istituto-casafamiglia
“Gulliver” in provincia di La Spezia, alcuni magistrati del
Tribunale dei minori di Genova ed altri incaricati al pubblico
servizio e pubblici ufficiali - una nutrita associazione a
delinquere.
Secondo
il Codice Penale, il loro comportamento è reato di sequestro di
persona a scopo di estorsione, aggravato dall'estrema brutalità e,
forse, anche dalla morte di una donna presumibilmente uccisa per
sbaglio nel mese di maggio 2003 durante uno dei due
aggressioni-attentati sulla mia famiglia organizzati a scopo di
rapina dei bambini (i magistrati responsabili non hanno ancora
fornito alcun resoconto su ciò che è accaduto durante questi due
attentati falliti, nonostante si parla di omicidio di una persona).
Durante
il sequestro, i miei figli sono stati tenuti segregati, deprivati
della libertà personale e persino legati (!) per evitare che
tentassero di contattare Autorità Giudiziarie, Polizia o Carabinieri
o comunque chiedere aiuto da qualcuno. La prigionia dei bambini
avveniva nelle aziende imprenditoriali private nelle quali i bambini
rappresentano la merce e la fonte di guadagno: istituto-casafamiglia
“Gulliver” in provincia di La Spezia, istituto-comunità-struttura
protetta “Villaggio del Ragazzo” in Tigullio e un “centro
sociale” non ancora identificato sito a Voghera - i bambini
venivano spostati in continuazione in giro per l'Italia da un'azienda
all'altra per evitare il ritrovamento.
Nonostante
nel reato di sequestro sono coinvolti alcuni magistrati del tribunale
minorile di Genova, non c'è stato alcun processo previsto dalle
leggi e non è stato emesso neanche un atto relativo alla liberazione
e alla consegna dei bambini, nessuna sentenza o ordinanza. I figli ci
sono stati restituiti come nei film sui gangster americani: per
strada e non in un pubblico ufficio! Con tutto ciò che tutti i
sequestratori membri della gang sono pubblici ufficiali e incaricati
al pubblico servizio! E il vero West! E che figuraccia davanti alle
Autorità Internazionali!
Dopo
la liberazione, i magistrati minorili si sono rifiutati di fornire ai
bambini le cure riabilitative, previste dalle legge ai bambini che
hanno subito abusi e violenze e vittime della criminalità
organizzata (L. 176/91 - Convenzione per i diritti dei fanciulli), e
di attivarsi per la loro tutela in corrispondenza con la legge.
Secondo
il Dizionario Italiano, chi viola o non osserva la legge è
delinquente o criminale. Nel mio caso abbiamo i magistrati
delinquenti che da anni ossessivamente e ostinatamente si rifiutano
di osservare la legge. Fino ad oggi (2013) l'Italia è
vergognosamente fallita nel tutelare il diritto elementare della mia
famiglia alla proprietà privata e all'inviolabilità del domicilio -
i diritti sacrosanti e basilari di un regime di democrazia
capitalista, senza parlare della punizione penale dei criminali e del
rimborso dei danni.
Ho
deciso di rendere pubblici i fatti perché il sequestro dei miei
figli era diventato di dominio pubblico e sull’internet si trovano
ancora versioni non vere dei fatti, e in più, per impedire ai
delinquenti che hanno danneggiato la mia famiglia di usare delle
false giustificazioni davanti ai loro familiari ed amici - affinché
le prove della loro odiosità e della nefandezza rimangano per sempre
un marchio indelebile anche all'interno delle loro famiglie. E,
ovviamente, allo scopo di sollecito nell'ottenimento della giustizia
come ci indicano il Codice della Privacy e persino la Bibbia:
«In
una città viveva un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo
per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da
lui e gli diceva:”Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per
un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé:”Anche se non
temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà
tanto fastidio, le darò giustizia perché non venga continuamente a
importunarmi”»
(Vangelo
secondo Luca 18 - 2 Parabola del giudice disonesto e della vedova) -
come si vede, i giudici disonesti sono un problema già dai tempi
preBiblici, non invano il popolo italiano ormai usa dire
“malagiustizia” al posto della “giustizia” e Berlusconi non è
mai stato denunciato dai magistrati per le sue dichiarazioni che
magistrati sono un'associazione a delinquere e che soffrono dei
disturbi mentali gravi - le mancate condanne per diffamazione,
ingiuria e vilipendio attestano che ciò che dice è vero, no?
Una
persona media di solito ha difficoltà di credere che nei giorni
nostri possono esistere la deportazione e la tratta di bambini, che
non esiste una tutela della proprietà privata, che magistrati
possono non osservare la legge rimanendo completamente impuniti -
fino a quando non si ritroverà in mezzo alle macine.
Conoscerò
volentieri altre persone che si sono imbattute nella malagiustizia e
che sono state lese da reati di magistrati, per scambio culturale e
di opinione.
340
27 41 271 - solo martedì ore 10-12.00 e 16-18.00, non si ricevono i messaggi vocali, sms e mms; i numeri
invisibili vengono automaticamente bloccati
Il
domicilio legale e fiscale in La Spezia c/o il Prefetto.